Nell’agosto 2018, Daniel Sánchez, un giornalista investigativo messicano, ha iniziato a ricevere telefonate e messaggi strani su un recente articolo che aveva pubblicato. I messaggi, che secondo Sánchez arrivavano settimanalmente, provenivano da individui che sostenevano di essere avvocati e che gli chiedevano di togliere il suo articolo.

Sánchez è un giornalista di Página 66, un piccolo organo di informazione investigativa nello stato messicano meridionale di Campeche. Nel gennaio 2018, Sánchez ha pubblicato un’inchiesta sui cattivi risultati di una società di videosorveglianza, Interconecta, che il governatore dello Stato aveva ingaggiato. Passando al setaccio i documenti di revisione finanziaria, Sánchez ha scoperto che la società, una filiale della multinazionale tecnologica Grupo Altavista, era stata collegata a casi di corruzione e frode fiscale.

Circa due anni dopo la pubblicazione dell’articolo, Sánchez ha ricevuto una richiesta ancora più strana. Inviata da un presunto esperto di marketing locale che si fa chiamare Humberto Herrera Rincón Gallardo, l’e-mail sosteneva che l’articolo di Sánchez violava una legge europea sui dati chiamata GDPR e gli chiedeva di rimuovere i riferimenti al Grupo Altavista e al suo fondatore Ricardo Orrantia. L’e-mail era firmata dal “Dipartimento di conformità” dell’Unione Europea.

  • iam0dayOP
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    21 year ago

    I segreti di Eliminalia, la “lavanderia” della reputazione online

    La trama inizia a disvelarsi con l’inoltro di un’email alla mia casella di posta, il 2 febbraio 2021. Proviene dalla redazione di Osservatorio Diritti, testata online con cui spesso ho collaborato. L’oggetto è un’inchiesta che avevo scritto l’anno precedente. La pubblicazione, si legge, risale a «quasi un anno fa, quindi configura un profilo inadeguato». Il pezzo manca «di interesse sociale ad oggigiorno». Al netto dell’italiano un po’ traballante, il concetto è chiaro: la storia è vecchia e inattuale. La permanenza online delle notizie contenute nell’articolo, secondo l’obiezione del mittente, non è di alcun interesse e danneggia invece il protagonista dell’articolo a norma del Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr). Non è messa in discussione la verità dei fatti, quanto l’opportunità di rappresentarli in quel modo.

    La missiva offre tre possibilità: la rimozione per intero dell’articolo, la deindicizzazione (ovvero l’oscuramento dell’articolo agli occhi dei motori di ricerca), oppure la sostituzione delle generalità dell’assistito con le iniziali di nome e cognome.

    Il pezzo della discordia, in realtà, è estremamente attuale, specialmente allora: parla di Piero Amara, ex legale esterno di Eni. La procura di Milano sospetta che abbia ordito, con altri complici, una trama per far deragliare il processo Opl 245. Le parole di Amara in quei giorni stanno spaccando la procura di Milano. Amara è la fonte che nel 2018 ha cominciato a rivelare i contorni di una presunta Loggia Ungheria, un sistema di potere che avrebbe avuto una grande capacità di influenzare la vita politica e giudiziaria del Paese, decidendo nomine e arrivando, in qualche caso, a influenzare l’andamento dei processi. Almeno fino al suo primo arresto nel febbraio 2018, è stato un depistatore reo confesso. Ancora nel 2023, le deposizioni di Amara continuano ad avere conseguenze giudiziarie. Resta ancora indagato o imputato in diversi procedimenti per calunnia, corruzione e frode fiscale.