Una nuova fase si apre nella repressione in Russia: le condanne a decine di anni di galera. Nei primi mesi del 2023 sono aumentate le sentenze che prevedono dai dieci ai venticinque anni per reati d’opinione, presentati in realtà alla stregua di atti di terrorismo e di alto tradimento. Il 10 aprile son stati condannati a 19 anni dal tribunale di Ekaterinburg Alexey Nureyev e Roman Nasryev, per aver gettato due bottiglie molotov all’ingresso del locale commissariato militare: nonostante l’azione sia avvenuta di notte e l’incendio sia stato spento senza difficoltà, il verdetto si è basato sull’articolo 205 del codice penale russo, riservato ai casi di terrorismo, con l’aggravante prevista al comma 3, “preparazione e intenzionalità con lo scopo di commettere atti terroristici”. Queste sentenze vengono definite dalla stampa come “staliniane”, comparandole alle condanne del dopoguerra, quando di solito venivano affibbiati dai 10 ai 25 anni di detenzione.