Quattro giorni e quasi nessuna foto scattata. Mi sono dimenticata. O forse mi sembrava un atto un po’ sacrilego, un gesto da turisti e non da protagonisti. Ci si sentiva così, al RomHack Camp: non c’era tempo per nulla che non fosse radicalmente esserci, presenti. Così alla fine sono dovuta andare a elemosinare immagini scattate da altri, perché il desiderio di avere un interruttore di ricordi era troppo intenso, dopo, quando tutto era finito.

(segue)