Ieri sera ho finalmente avuto modo di guardare The Northman, opera terza del regista statunitense Robert Eggers dopo The Witch, del 2015, e The Lighthouse, del 2019. Inutile dire che dopo le due ore e sedici minuti di proiezione, ho lasciato la sala soddisfatto e infottato: ma comunque non riesco a non pensare alla strisciante sensazione di aver visto Eggers fare un passo avanti e uno indietro allo stesso tempo. Da qui spoilers.

spoiler

The Northman narra la vicenda di Amleth, interpretato da un enorme Alexander Skarsgård, e ripercorre le vicende che hanno generato la figura mitica di Amleto per come la conosciamo tramite il solito intrigo: padre ucciso, zio usurpatore, vendetta che porta vendetta… Ciò che rende affascinante il film, come ha dichiarato Eggers stesso, è il fatto che utilizzando un soggetto così conosciuto è possibile soffermarsi sui dettagli e intessere un mondo vivo e vibrante, che arricchisce la narrazione e ne aumenta la spettacolarità. Si hanno più volte echi di The Gladiator mentre si osservano le vicende di Amleth: Eggers ha voluto questa volta puntare su un linguaggio più vicino allo “standard hollywoodiano” di certi kolossal di fine millennio per creare una tensione appassionante e che intrattiene, nonostante il film si concentri molto più sullo srotolare la propria storia invece che indugiare sulle macabre, iperviolente sequenze action. E tuttavia… Il problema cruciale che sembra affliggere The Northman, quel passo indietro di cui parlavo sopra, sembra essere la volontà di Eggers (e dello scrittore/poeta/autore Sjon, con cui ha scritto la sceneggiatura) di distaccarsi da quella rigorosa fedeltà filologica che aveva caratterizzato i suoi due precedenti sforzi. Chiaro, è impossibile creare un adattamento fedele del testo filmico come aveva fatto per i suoi due precedenti film per una vicenda mitica le cui fonti più recenti che possediamo risalgono ad almeno due secoli dopo il fatto compiuto: ma non si può fare a meno di notare che in ceti punti The Northman pare distaccarsi quasi troppo da quello che conosciamo come il mito di Amleto. Ci appare quasi impossibile che un bruto, un berserker come il personaggio interpretato da Skarsgård, cresciuto a dimensioni paragonabili a quelle delle montagne sullo sfondo grazie alla sete di vendetta e al sangue dei nemici, sia capace di esprimersi con un garbo e una ricercatezza di vocaboli tale: e allo stesso tempo, sembra cozzare col fatto che la storia è estremamente letteraria e ariosa. Dall’altra parte, forse è questo stesso volersi distaccare dal materiale originale a creare alcune delle invenzioni più geniali del film: quando Nicole Kidman, che interpreta la madre di Amleth, demolisce in un paio di minuti l’intera impalcatura del racconto per come siamo stati abituati a esperirlo da secoli, sostituendola con una rete di intrighi sotterranei, sottotoni incestuosi e rivendicazioni quasi-femministe, non si può fare a meno di restare stupiti del modo magistrale con cui Eggers è stato capace di manipolare una sceneggiatura che si sarebbe potuta scrivere da sola.

Per quanto riguarda l’aspetto tecnico: fotografia e colonna sonora mostruosamente al di fuori da quello che ci si potrebbe aspettare da un film con un simile budget; recitazioni convincenti quando non totalmente fuori scala anch’esse (forse la migliore interpretazione di Skarsgård, magnetico e animalesco come non mai); e in definitiva, due ore di sano cinema, veramente ben fatto.

Voi l’avete visto? Cosa ne pensate?