Partiamo dalle basi. Che cos’è (per me) il Minimalismo?
Molto probabilmente ne avrete già sentito parlare in rete. Quasi sicuramente lo avrete trovato associato a foto di case vuote, asettiche, dai colori che vanno dalla gamma dei bianchi al beige, molto probabilmente con giovani donne bianchissime, magrissime, “acqua e sapone” (tra virgolette perché lo stile acqua e sapone non esiste, mettetevela via, è solo un sapiente uso del make-up), con una crocchia di capelli biondo platino elegantemente disordinata…
Ebbene dimenticatevi di tutto questo. L’estetica minimalista può piacere (non nascondo che a me piace molto) ma non è questo il Minimalismo.
Minimalismo vuol dire prendere coscienza del potere che le cose, e l’immagine di noi che vogliamo dare tramite quelle cose, hanno su di noi. Vuol dire fermarsi, guardarsi intorno e capire che quello che possediamo possiede noi. E vuol dire prendere coscienza di quanto della nostra vita, del nostro tempo, della nostra serenità abbiamo sacrificato per avere ciò che abbiamo oggi e se ne sia o meno valsa la pena.
Userò come esempio il guardaroba perché è il più semplice (e forse l’unica cosa che accomuna ogni essere umano di quello che definirò il mondo occidentale). Ci troviamo spesso ad avere miriadi di capi che teniamo pur non usandoli per i più disparati motivi: perché è un regalo, perché è carino anche se non mi sta, perché l’ho pagato tanto… spesso perché non mi ricordavo neanche di averlo. Ma tutto ciò che non indossiamo è solo ingombro. Conosco persone che hanno armadi stracolmi di vestiti, al punto da non avere spazio per metterne di nuovi. E poi indossano sempre le solite cose. Due o tre maglie che alternano con due paia di pantaloni. E spesso sono anche cose di scarso valore, trasandate. Magari hanno nell’armadio cose graziose, che gli starebbero meglio, e che valgono di più, ma vanno sempre “sul sicuro” coi soliti capi. Io ero una di queste persone.
Il punto è che tutto ciò crea una condizione di frustrazione anche se inconscia perché sentiamo di avere il nostro spazio (e di conseguenza la nostra mente) ingombro di cose che sfuggono al nostro controllo.
È scientificamente dimostrato che uno spazio ingombro e disordinato è fonte di stress. L’armadio è un luogo fisico che apriamo ogni giorno (più o meno), vogliamo davvero che quello che vediamo sia caos, oggetti alla rinfusa, uno spazio ingombro?! Le nostre case (o stanze se viviamo con la nostra famiglia) sono lo specchio della nostra personalità. Che immagine vogliamo vedere ogni volta che apriamo l’armadio? Che immagine vogliamo che le nostre scelte ci rimandino?!
Oltre al benessere psico-fisico il minimalismo porta con se anche l’effetto collaterale non trascurabile del risparmio di denaro.
Ma è sul risparmio di materiali (spazzatura) che mettiamo in circolo che personalmente cerco di concentrami di più.
Quando è successo che l’essere umano ha sviluppato il “bisogno” di possedere 10 (quando è parsimoniosə) maglioni? 50 magliette? 10 paia di jeans?!? Il consumismo è ciò che ha creato quel mostro ingoia-pianeta che è la fast fashion. Non farò nomi di aziende ma sappiamo tuttə quali sono. E se non lo sapete vado a fare un po’ di conti. Una T-shirt non può costare 5,99 euro. Non è matematicamente possibile. A meno che non si tagli pesantemente sui materiali e sui costi di produzione. Tagliare i costi di produzione vuol dire che da qualche parte nel cosiddetto sud del mondo c’è un uomo, una donna o più probabilmente unə bambinə che lavora 16 ore al giorno per 2 o 3 dollari alla settimana in un edificio privo delle più basilari norme di sicurezza e benessere. Persone che muoiono giovanissime per tumori sviluppati a causa dei vapori degli agenti chimici usati per lavorare tessuti scadenti, pieni di micro-plastiche, che finiranno per inquinare il pianeta. E no, non sono i “rischi del mestiere”. Perché l’alternativa sicura c’è. È solo che costa troppo per chi vuole vendere T-shirt a 5,99 euro guadagnandoci l’80%.
Io penso spesso a quello che resterà di me dopo che avrò lasciato questo pianeta. Mi riferisco sia alle cose più stupide (tipo mi preoccupo di cosa troveranno lə miə eredi nella mia cronologia di internet :D ) ma anche all’impatto che avrò, pur nel mio piccolo, nell’ambiente. E quando parlo di ambiente mi riferisco sia alla natura, sia alle vite di coloro che verranno dopo di me. Che non sono per forza i miei figli (che non ho), ma chiunque dovrà ripulire dopo che me ne sarò andata. Siamo su questo pianeta per pochi anni e io voglio lasciare il minimo di immondizia possibile. Tanto so che niente di quello che possiedo verrà con me nella bara.
Mi rendo conto che forse ho concluso con un discorso un po’ nichilistico, dopotutto alcunə aspirano giustamente a lasciare allə propriə eredi una casa, dei possedimenti materiali che rendano loro la vita più semplice. Ma vogliamo che lə nostrə eredi trovino una casa, un piccolo scrigno di tesori, magari gioielli e investimenti, o un armadio pieno di stracci che dovranno preoccuparsi di smaltire?!