Le avvisaglie di una probabile tempesta in arrivo le avevamo anticipate pochissimo tempo fa parlando di opensource.com, ricordando il ritiro di CentOS e il licenziamento del 4% dei dipendenti, ma con il post recentemente pubblicato da Red Hat possiamo dire come abbia ufficialmente iniziato a piovere.

Infatti Red Hat ha annunciato che CentOS Stream diventerà l’unico repository per le distribuzioni di codice sorgente RHEL.

Questo significa che il reperimento dei pacchetti di partenza normalmente eseguito dalle distribuzioni che usano i pacchetti sorgenti di CentOS come base per creare AlmaLinux, Rocky Linux ed anche Oracle Linux, sarà certamente più problematico.

Prima di CentOS Stream, Red Hat pubblicava i sorgenti di RHEL accessibili pubblicamente su git.centos.org. Quando il progetto CentOS si è concentrato su CentOS Stream, quei repository sono stati mantenuti anche se di fatto CentOS Linux (che veniva creata a valle di RHEL) non esiste più.

A chi si sta chiedendo “Ma la GPL non prevede che i sorgenti siano resi pubblici?” pensando che questo obblighi in qualche modo Red Hat a rendere i sorgenti pubblicamente accessibili, va ricordato che la GPL prevede che i clienti (o in ogni caso l’utente finale) dei software derivanti da GPL abbiano accesso ai sorgenti. Il fatto che Red Hat abbia chiarito come i sorgenti saranno disponibili attraverso il portale clienti soddisfa i requisiti della licenza.

È chiaro come questa limitazione difficilmente impatterà le distribuzioni derivate, aggiungerà al massimo qualche difficoltà in più in fase di generazione, e forse proprio per questo l’antipatia suscitata nella community Linux è tangibile.

Perché in fondo, alla fine, solo di quello si tratta: fastidio. Perché la scelta di Red Hat è certamente coerente con un piano di business di un’azienda logicamente incentrato sul proprio prodotto di punta, che è RHEL, e qui su MMUL lo abbiamo sempre detto, business is business, e va bene così.

  • Moonrise2473
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    1 year ago

    mi pare controproducente a lungo termine

    le grandi aziende fanno comunque l’abbonamento per il supporto a prescindere che sia free o no, per il solito discorso che un potenziale giorno di downtime potrebbe costare più del costo contratto

    la gente normale invece non pagherà mai.

    magari a breve termine prendono qualche contratto in più dovuto ditte che stavano per lanciare server con almalinux/rockylinux ma poi “non si sa mai”, meglio passare a rhel visto che il server deve durare qualche anno senza reinstallazioni, ma nel lungo termine la vedo peggio: magari quei 10000 hobbisti che nei prossimi anni avrebbero installato rocky per “divertimento” prendendoci la mano, usano ubuntu o debian, e quando poi 100 sysadmin diventano sysadmin, la scelta magari sarà per una debian-derivata o altro, e non rhel