«Il loro presupposto è di portare in musica il fascino delle arti visive, attraverso una serie di “viaggi siderali”. Un risultato che sui solchi di “Zeit” si traduce in una sequenza di suite, spesso frutto di improvvisazione nello stile del rock psichedelico, ma anche del free-jazz e della musica d’avanguardia, con i sintetizzatori che sprigionano ronzii galattici nel grande vuoto dell’Universo. L’ascoltatore viene così immerso in un vortice di dissonanze, echi, riverberi, rumori e distorsioni elettroniche, sospeso nel vuoto dell’assenza totale di ritmo.»