Ho amato le donne da sempre.
Del resto le donne da sempre mi hanno cresciuto, la mamma, sua madre, la nonna, sua sorella, mia sorella maggiore, hanno creato quel guscio morbido che mi proteggeva, impenetrabile dalle ruvidezze di papa’.
Così, ogni uomo che approcciavo usava mezzi cortesi per entrare nella mia mente, mio padre, il nonno Ugo, lo zio Luchin, lo zio Eugenio, il cugino Enzo, il cugino Gian Carlo, ognuno di loro a modo suo innamorato delle mie donne e quindi avviluppato nelle trame gentili della femminilità.
Ho conosciuto, di quel gineceo, ogni sfaccettatura, la calma sorridente di mamma, la confortevole accoglienza matronale di sua madre, la spigolosa ostinazione della nonna, l’alacrità tutta ligure di sua sorella, la spavalda irrequietezza della mia.
E quindi nel mio universo al femminile, ogni successivo avvicinamento alla mia futura condizione di maschio eterosessuale e’ arrivato per osmosi, senza iniziazioni ostentatamente virili,permettendomi di amare le donne come imprescindibili elementi della mia esistenza.
Se e’ capitato che alzassi di qualche ottava la voce con una compagna mai e’ avvenuto per prevaricare, semmai per riuscire a competere con la sua autorevolezza durante una discussione.
Non riesco neppure a immaginare di alzare la mano su una femmina o di desiderarne in qualche modo il male, quando e’ finito l’amore ho accettato che accadesse senza drammi, anche davanti a provocazioni palesi.
E’ che delle donne sono curioso, della loro bellezza, della loro mente e anche della loro inscalfibile spietatezza, irrimediabilmente e per sempre.
Paolo Kahnemann, Sanremo, 25 novembre 2024