Undici anni dopo la sua morte continua ad arricchirsi l’opera postuma di Tabucchi, avviata nel 2013 dai saggi di Di tutto resta un poco (comunque supervisionati dall’autore per Feltrinelli) e dal romanzo Per Isabel. Un mandala (dallo stesso probabilmente percepito come ridondante variazione di storie già raccontate, sempre pubblicato da Feltrinelli) – anche se in verità Lettere a capitano Nemo non rientra propriamente nel novero dei manoscritti recuperati da polverosi cassetti dove erano stati (più o meno) tenacemente chiusi a chiave. Intanto perché già apparso, sempre con la cura di Thea Rimini, nel doppio Meridiano (Opere, Mondadori, 2015); e poi perché Tabucchi ne aveva pubblicati alcuni brani tra il 1977 e il 1978 sul “Caffè” (con titolo già verniano: Nel regno dei coralli), su “Tuttolibri” e su “Paragone” prima di abbandonare il progetto, ostacolato anche da rifiuti e rinvii editoriali, e poi di ricavarne, come segnalato nella Prefazione all’Angelo nero (Feltrinelli, 1991) che lo contiene, un racconto misterico e inquietante (ambientato nella Maremma toscana degli anni cinquanta) intitolato Capodanno.

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