La giusta chiave di lettura per approcciare “The sun is a violent place”, terzo, recentissimo album di Dagger Moth, è quella di disconnettere i ricordi legati ai primi due, e concentrarsi esclusivamente su questo. Non farlo significherebbe limitare lo spazio di azione della nostra corteccia cerebrale, vincolandola ai ricordi di quello che è stato fino ad oggi il percorso artistico della chitarrista ferrarese.

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