Dopo l’esame di maturità, il pensiero di migliaia di studenti italiani è già rivolto ai test d’ingresso di luglio e settembre, che in molti casi rappresentano un importante sbarramento per accedere o meno al tanto agognato corso di laurea.

Tuttavia, in Italia sono previsti sia corsi a numero chiuso (fra cui medicina, odontoiatria e ingegneria) che altri a numero aperto, che dunque non hanno un vero e proprio test d’ingresso.

Vediamo allora quali sono i corsi di laurea in questione, e se davvero non c’è niente di cui preoccuparsi prima dell’iscrizione.

  • Marco Aceti
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    1 year ago
    • non correlazione: il non superamento di un test d’ingresso non comporta l’incapacità di superare il percorso di laurea

    Vero, ma è il sistema meno peggio esistente.

    • sopravvalutazione della cultura generale: i test d’ingresso affermano il pregiudizio per cui le conoscenze di cultura generale e popolare possano incidere sulla riuscita del percorso di studi

    La parte di cultura generale andrebbe rimossa, non vedo il senso. Il mio commento era più riferito ai TOLC, in cui vengono tendenzialmente chieste conoscenze di matematica di base (<=3° superiore), comprensione del testo e logica di base.

    • ragionamento circolare: il percorso di studi dei ragazzi che vengono sottoposti ai test non li ha mai preparati a quei test, avvantaggiando chi ha potuto frequentare corsi specifici. Ma allora a che srvono i test?

    Non faccio certamente statistica, ma ho preparato il test durante il lockdown 2020 interamente con le risorse e i MOOC che ho trovato online gratuitamente.

    I veri test d’ingresso per l’accesso all’Università sono di natura economica e si combattono con borse di studio e altre agevolazioni (come studentati, ecc…). L’impegno necessario per preparare il test non è più alto rispetto a quello necessario per passare un esame, quindi continuo a sostenere sia il sistema meno peggio esistente.