Da Pezzoni di ROCKIT

I Subsonica non sono mai un errore

Ci sono canzoni che dal vivo esplodono con una forza diversa. È il caso di Tutti miei sbagli, punta di diamante di un disco pazzesco di una discografia ancora più pazzesca. Stiamo parlando dei Subsonica (anche il loro disco più recente, Realtà aumentata, è clamoroso), non a caso battezzata “la migliore live band italiana”. Sabato 7 settembre la band torinese arriva all’Idroscalo per il penultimo appuntamento estivo con Cuori Impavidi, la rassegna di MI AMI e Circolo Magnolia (biglietti qui). Sarà una grande festa, come solo loro sono capaci di mettere in piedi. E con una colonna sonora che ha ben pochi rivali dalle nostre parti.

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Clode vuole mollare il passato

Di come Clode sia finita a fare la musicista vi abbiamo ben raccontato poco tempo fa. Intanto le sue canzoni continuano a crescere, conferma che qua c’è qualcosa di parecchio interessante che si sta muovendo. Prendiamo un pezzo come Funi, per esempio, un canto di dolore dove un trauma consumatosi in passato continua a manifestarsi nel presente: mentre la strumentale elettronica carica di tensione, la voce di Clode è ancora imprigionata da una sofferenza mai sopita, capace di sprigionarsi con forza anche adesso e anche su chi si trova solo ad ascoltare. Quando le corde emotive diventano le Funi del titolo, è già troppo tardi per liberarsi.

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I Bee Bee Sea non vogliono lavorare

Il cartello che accoglie all’interno di Castel Goffredo, nel mantovano, avvisa subito che si sta entrando nel “centro internazionale della calza”. Quello che invece dovrebbe dire è che il paese è la casa dei Bee Bee Sea, trio garage rock che spinge più di un martello pneumatico in mano a Superman. Lo sanno bene anche all’estero, dove la band si trova spesso a girare. Mica a caso: quando uno sente canzoni come la frenetica Daily Jobs, col suo continuo rimbalzo dal ritmo forsennato della strofa e dalla disperazione del working man che prende il sopravvento nel ritornello, come fa a non perdere la testa?

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Maria Chiara Argirò sogna di ritrovarsi

Quando si parla di fuga di cervelli, Maria Chiara Argirò è uno di quei nomi che dovrebbe venire subito in mente. E anche se ci piacerebbe averla più vicina a casa, il fatto che lei abbia trovato in Londra la città da cui far decollare la propria arte mostra quanto questa musicista meriti davvero. Così come Closer, il suo ultimo disco, fatto di scenari onirici e sussurri, un terreno sognante tra ambient e dance dove, più che perdersi beatamente, è facile ritrovare sé stessi senza neanche rendersene conto. Un processo introspettivo meraviglioso, in cui vale la pena scivolare anche e soprattutto se si pensa di non avere più niente di nascosto a noi stessi.

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Un amore tra Napoli e il dancefloor

Su quel filo incredibile che unisce Napoli e Berlino si trova anche Zodyaco, il progetto del producer partenopeo Pellegrino che nulla ha da invidiare ai colleghi Nu Genea. In Morphé, suo disco del 2020, c’è un brano meraviglioso dal titolo Amaremai, dove un saltellante arrangiamento disco funk maschera il mal d’amore cantato nel testo. E guida nella notte anche il più pesante dei cuori, per fargli ritrovare la sua naturale leggerezza sulla pista da ballo.

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