Da Pezzoni di ROCKIT

Ciao!

Settembre è uno dei mesi più cantati nella nostra musica (e probabilmente non solo), quindi non potevamo non infilarci un pezzo che ne parlasse. E, di tutti, probabilmente abbiamo scelto il più letale in assoluto. Ma non è l’unico: tra viaggi spaziali coi bpm impazziti e una band di culto del noise italiano, anche oggi abbiamo una bella cinquina di canzoni da ripescare. Le trovi tutte qua sotto.

A presto!

Centomilacarie davanti allo specchio

Quando, nel 2022, Centomilacarie saliva per la prima volta sul palco di MI AMI, aveva a malapena 18 anni, ma che potesse andare lontano lo si capiva. Soprattutto quando al piano si mise a suonare un pezzo potentissimo, dal titolo Il sorriso di mia madre. È bastato un paio d’anni quella canzone sarebbe diventata Non mi riconosco, traccia del disco Maya di Mace e con Salmo come feat., per un brano di una potenza incredibile nella sua disperazione di fronte all’ineluttibilità del cambiamento. E che è davvero difficile smettere di ascoltare.

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Gli Uzeda hanno sempre gli occhi aperti

Gli Uzeda sono una band che sconfina nella leggenda. Nati a Catania nel 1987, gli Uzeda hanno girato il mondo, hanno lavorato con il capo assoluto del noise americano, Steve Albini, sono finiti ospiti del conduttore britannico John Peel per le sue famosissime session, hanno anche un documentario uscito di recente che ne racconta la storia. Ma basta davvero poco per farsi conquistare da loro: fatevi martellare il cranio da Sleep Deeper, per esempio, e finirete anche voi per chiedervi perché non si parli abbastanza di un gruppo incredibile come questo.

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Il foliage di Valucre (bella!)

Un paio di mesi fa è uscito Blurosso, nuovo ep della cantautrice sarda Valucre. È un ascolto che scivola addosso con delicatezza rara, ma che sa anche trovare una spinta inaspettata. Lo riassume bene il contrasto tra strofa e ritornello di Foglieverdi, dove versi eterei e annegati in nebbie di synth finiscono per essere scaraventati in una spirale ritmica che esplode all’improvviso. Qualcosa di nuovo che potrebbe esservi sfuggito, e che vale la pena appoggiare qua.

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Pop X nella stratosfera

Fate un esperimento. Al prossimo dj set a cui vi capita di partecipare, andate dal dj e chiedetegli se mette Io centro con i missili di Pop X. Se la situazione è quella giusta, quello che si scatenerà sulla pista sarà un delirio come poche volte vi capiterà di vedere nella vita. Certo, ci sono i passaggi rallentati dove vocine pitchate accarezzano i confini della galassia, ma è quei bassi simil-jumpstyle che picchiano impazziti a farci decollare assiema a Panizza stesso. Saturno, arriviamo!

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L’estate finisce coi Fine Before You Came

Quando la voce di Jacopo Lietti entra in mezzo all’incastro di chitarre, c’è già una crepa si forma sul cuore. È il grande merito dei Fine Before You Came: riesce a compattare quel dolore universale e individuale al tempo stesso in una palla infuocata, e buttarla fuori in un urlo che consuma la gola. Capire settembre porta dentro tutto quel senso di disorientamento di fronte a un gelo alle porte si prende tutto, anche l’anima. È un altro anno che finisce, e si entra dentro l’autunno con un vuoto dentro che non vediamo riflesso negli occhi degli altri. Almeno finché non ci si trova a urlare insieme le stesse parole.

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