Un ennesimo tesoretto, stavolta di due o tre miliardi, sarebbe stato messo a disposizione della legge di bilancio nella scorsa riunione del Consiglio dei ministri. Se ne compiace la presidente Giorgia Meloni, perché così si potranno «ridurre le diseguaglianze». E così, forse con qualche aggiustamento, sembra prendere il via la tassa sugli extraprofitti, mentre trovano nuova linfa vecchie ipotesi di tassare i giganti del web. Eppure di tesoretti dimenticati ce ne sono di pronti per essere colti, con l’indubbia caratteristica di ridurre disuguaglianze. Dovrebbe però venir meno la sudditanza dell’intera classe politica nei confronti del più grande big, l’unico finora intoccabile.

Un tesoretto di almeno quattro miliardi è rappresentato dalla cartella esattoriale che il governo deve recapitare in Vaticano per l’Ici non versata dalla chiesa cattolica relativa agli anni 2006-2011. I richiami della Corte di giustizia europea sono iniziati nel 2018 e cinque mesi fa è arrivata la conferma definitiva della Commissione von der Leyen: l’Italia non può far finta di niente, ha concesso aiuti di Stato illegali e la scusa del sistema catastale non aggiornato non può reggere; abbia almeno la decenza di una riscossione parziale di questo tesoretto che rappresenterebbe davvero una riduzione delle diseguaglianze, visto che il destinatario degli aiuti di stato illegali è anche il più grande proprietario immobiliare del mercato.