Internet, per come lo conosciamo oggi, è composto da migliaia di componenti digitali che, assemblate tra di loro, danno forma ogni volta ad applicazioni e piattaforme diverse. Possiamo pensarle come dei mattoncini Lego: le unità fondamentali sono spesso le stesse, ma combinarle in modo diverso permette di generare strumenti e spazi digitali diversi.

Molti di questi mattoncini sono sviluppati direttamente dalle aziende e dalle organizzazioni che costruiscono applicazioni per il web. Altrettanti di questi mattoncini, però, vengono sviluppati da programmatori che non lavorano per grandi aziende e che rilasciano il proprio lavoro come open source, permettendo (eventualmente) a chiunque di contribuire a questi progetti.

Questi mattoncini open source sono stati descritti come le “strade e i ponti” del mondo digitale dalla ricercatrice e scrittrice Nadia Eghbal in una ricerca pubblicata per la Ford Foundation: si tratta di elementi fondamentali per il funzionamento di sistemi digitali complessi. La loro presenza e il loro funzionamento sono alla base del nostro uso quotidiano di internet. È un fenomeno che affonda le sue radici nella storia dell’evoluzione di internet e in generale della programmazione. E che è stato riassunto con straordinaria efficacia dalla serie di web-comic xkcd.

Nonostante la loro importanza, però, i mattoncini open source dipendono spesso dal lavoro e dalla volontà di singoli programmatori che a titolo volontario impegnano il loro tempo per aggiornare, riparare e ampliare questi progetti. Le grandi aziende che utilizzano queste librerie gratuite, anche quando sono incluse in applicazioni e servizi a pagamento, il più delle volte non prevedono delle risorse per seguire la manutenzione di questi pezzi di software. Il risultato è che, sempre più spesso, il funzionamento e la sicurezza di librerie essenziali per piattaforme digitali gigantesche dipendono da pochissimi programmatori che lavorano gratuitamente.

Nella pratica, questa dinamica sta facendo emergere dei significativi problemi di sicurezza e compatibilità e, soprattutto, tende a mettere in secondo piano il riconoscimento e la remunerazione del lavoro svolto dai programmatori open source. Nella teoria, però, l’approccio open source dovrebbe poter garantire una vera e propria “mente alveare” in grado di contribuire all’innovazione del software attraverso un approccio orizzontale e decentralizzato.

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  • @amreo
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    32 years ago

    Ci sono alcuni errori di traduzione importanti come “software gratuito”. La traduzione corretta sarebbe software libero…

    • skarikoOPMA
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      22 years ago

      Vero, andrebbero segnalati all’autore anche se non so se è su Twitter o da qualche altra parte.