Perché un numero ancora sorprendentemente elevato di persone continua a minimizzare l’impatto del cambiamento climatico o negare che sia dovuto principalmente all’attività antropica?

Ha provato a rispondere a questa domanda lo studio “A Representative Survey Experiment of Motivated Climate Change Denial”, pubblicato su Nature Climate Change da Lasse S. Stötzer dell’Institut zur Zukunft der Arbeit (IZA, Istituto per il futuro del lavoro) e da Florian Zimmermann dell’Università di Bonn in Germania. Zimmermann, che è anche direttore dell’IZA, spiega che "Un’ipotesi è che queste idee sbagliate siano radicate in una specifica forma di autoinganno, vale a dire che le persone semplicemente trovano più facile convivere con i propri fallimenti climatici se non credono che le cose andranno davvero così male.

Chiamiamo questo processo di pensiero "ragionamento motivato’” (“motivated reasoning”).