Impossibile scindere il nome Monkey Island dal concetto di nostalgia: i primi due giochi, usciti ormai più di trent’anni fa, rappresentano ancora oggi un caposaldo di scrittura e game design per quanto riguarda il mondo delle avventure videoludiche e il loro protagonista, Guybrush Threepwood, un esempio di eroe gentile totalmente in controtendenza con la narrazione muscolare e guerrafondaia della maggior parte dei giochi di quegli anni (e forse anche di oggi).

Ecco perché tornare dopo così tanto tempo su Melee Island grazie a Return to Monkey Island, inaspettato seguito scritto da Ron Gilbert e Dave Grossman, è una di quelle esperienze che può far tremare i polsi, perché con la nostalgia non si scherza e a volte la sacralità di un classico è il principale nemico di chi vorrebbe solo continuare a raccontare storie.

Per fortuna Gilbert e Grossman, pur mancando la penna geniale di Tim Schafer, sono riuscito a raccontare una storia che sa benissimo cosa vogliamo ma sa anche che è passato del tempo. Gli aspetti più familiari, al di là luoghi e personaggi, hanno a che fare con una sensazione che riguarda soprattutto lo stile, la capacità dei due autori di scrivere dialoghi divertenti in una prosa tutta loro. Come incontrare un vecchio amico d’infanzia: è sempre lui, ma non è lui perché il suo volto è solcato da rughe e la voce è più profonda, ma quei modi di dire, quegli impercettibili tic che lo caratterizzano o il gusto per qualcosa sono ancora là per scaldarci il cuore.

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