Da Pezzoni di ROCKIT (dove ogni tanto scopro cose interessanti)

A Sleap-e basta vincerne una

Di Sleap-e vi parliamo già da un po’, ed è facile capire perché: dopo i primi ep e il disco Pouty Lips del 2022 la musicista bolognese ha già dimostrato di avere parecchia stoffa, con un sound tra indie rock, bedroom pop e bossa nova niente male. Quest’anno ha fatto un passetto in più, tanto che l’abbiamo voluta battezzare come nostra CBCR in occasione dell’uscita del suo nuovo album 8106, dove arriva una bella ventata di egg punk a scompigliare il tutto. Nella tracklist abbiamo perso la testa subito per Leave My Bum Alone, una sorta di Please, Please, Please, Let Me Get What I Want degli Smiths che, invece di struggersi nella tristezza dell’insoddisfazione, trasforma quella frustrazione in un canto che corre veloce mentre insegue la felicità, anche solo per un attimo.

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La tradizione spappolata da Mai Mai Mai

Mai Mai Mai è il moniker con cui il musicista Toni Cutrone ha deciso di dare libero sfogo alle sue sperimentazioni più oscure e mistiche. Qualcosa che affonda nella tradizione della musica popolare del Mediterraneo e del Sud Italia per stravolgerla completamente, grazie a un flusso esoterico di noise, industrial e dark ambient di cui vi avevamo ben raccontato qua, in occasione dell’uscito del suo album Rimorso. Da quell’album abbiamo ripescato uno dei suoi esperimenti più pazzeschi: il rifacimento del Secondo coro delle lavandaie della Nuova Compagnia di Canto Popolare, per una versione distopica impreziosita dalla collaborazione di Maria Violenza (e dal video con protagonista Giacomo Laser).

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Quanto spinge Deriansky

Nel marasma del rap italiano è inconcepibile come uno come Deriansky non sia abbastanza celebrato. Scrive, produce, rappa con un flow durissimo e ha un sound super riconoscibile, con tutta un’estetica dove l’elettronica sfocia nell’industrial per permettergli di sfogare al meglio tutto il malessere che si porta dentro. Lui, assieme al collettivo Teamcrociati, sta cacciando fuori della musica notevole. Non possiamo che pensare questo mentre ci facciamo stringere dalla morsa di padelle (siincro), traccia del suo disco Qonati.

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Sull’Adriatico se ne ballano le mani

I riminesi Ponzio Pilates hanno un gene di incredibilità fin dal nome. E senza neanche schiacciare play pure i titoli dei brani del loro disco Sukate sono abbastanza clamorosi: Disagio Camagra, Vongole, Salomone (per mantenere il richiamo biblico), Ciocobiscotto, giusto per citarne alcuni. E poi c’è Figamalapena, questo delirante brano v.m. 18 mascherato da un concitato afrobeat che vi troverete a cantare e ballare anche se siete le persone più rigide del mondo. Se non ci credete, mettete play, magari assicuratevi non ci siano bambini intorno (anche se ormai pare che abbiano le orecchie abituate).

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Aspettando Donà

Cristina Donà ha una di quelle voci che vanno custodite gelosamente, da quanto è rara. Non a caso se ne sono accorti pure all’estero, con estimatori come David Byrne ma soprattutto Robert Wyatt, figura gigantesca del rock inglese, talmente folgorato dalla sua musica che collaborò con lei nel brano Goccia. Si tratta di una canzone dove tutto è sospeso, come la narratrice cantata da Donà, in attesa di un qualcuno che è rimasto come irrisolto nella sua vita. Una potenza emotiva devastante, che passa attraverso un arrangiamento che è fatto invece di frammenti ben intessuti tra di loro. Magia pura.

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