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Articolo di Davide Mana (che ho scoperto da poco avere un account nel Fediverso) dal suo blog (Strategie Evolutive) sulle possibili applicazioni delle nuove “intelligenze artificiali”. Il blog tratta generalmente di letteratura fantastica (in senso lato) in lingua inglese e il punto di vista sulla questione è quello di uno scrittore. La visione sul futuro è molto pessimista – forse troppo –, ma trovo molto interessante l’idea di come queste tecnologie verranno probabilmente impiegate in ambito letterario.
Che il sogno bagnato di molte case editrici sia quello di liberarsi – nel senso di non pagare – degli autori non mi stupisce affatto, ma quello che mi rattrista veramente è che sono sicuro ci siano lettori che accoglierebbero a braccia aperte infinite nuove ripetizioni, con parole leggermente cambiate – perché alla fine di questo si tratterebbe –, dello stesso libro… d’altra parte perché fare lo sforzo di provare a leggere qualcosa di nuovo! Ovviamente aver letto un solo libro basta poi per atteggiarsi a massimi esperti su quel determinato genere!
Quindi, secondo me, il vero problema non sono tante le nuove “intelligenze artificiali”, ma il fatto che per parte dei lettori andrebbe benissimo leggere all’infinito la stessa storia.
Le case editrici – intendo quelle grandi, che poi, alla fin fine, sono una sola – hanno delle grandissime colpe in tutto ciò. Se nell’ambito della narrativa di genere tendi a ristampare sempre i soliti autori, e quando viene fuori qualcosa di nuovo, che va di moda sul momento, stampi infinite pseudo-variazioni (molte potrebbero benissimo essere scritte da qualche sistema automatico) dello stesso identico libro, alla fine non solo dai l’idea ai lettori che ci sia SOLO quello in un determinato genere, ma uccidi anche l’interesse per qualcosa di nuovo, facendo alla lunga (ma nemmeno troppo) un danno al tuo stesso mercato e a te stesso. Mi riferisco in questo caso al mercato editoriale italiano di genere fantastico. Non so come siano le cose nel resto del mondo.
Provo a nominare il gruppo Friendica sui libri, per vedere se la condivisione degli articoli funziona… @libri@poliverso.org . Non funziona in questo modo. Provo a fare un cross-post.
Interessante, però chissà: ci sono molti settori dove le macchine sono entrate. Anche nelle fabbriche sono entrate e si temeva che gli operai sarebbero stati licenziati. Quello che è successo, invece, è che gli operai sono diventati “specializzati”.
Nel mondo del software, oltre agli IDE avanzati, sono arrivati i software di modellazione (come il Rational Rose), col risultato che il lavoro del programmatore medio non richiede più una laurea in ingegneria o in matematica (mi perdonino i laureati in informatica di oggi) come negli anni 50/80, ma può essere svolto anche da persone con una preparazione diversa purché abbiano studiato come si usano quegli ambienti e come si dovrebbe programmare - parliamo di un anno o due, non di cinque o più, e senza dover affrontare esami di (per dire) analisi matematica. Risultato: si son create più opportunità, non meno, dato che gli esperti veri servono ancora, ma non devono passare il loro tempo a manutenere gestionali.
Nel mondo degli autoveicoli stanno arrivando quelli a guida autonoma. Non elimineranno i tassisti e nemmeno la necessità di prendere una patente per sedersi al posto di guida, semmai per prendere quella patente sarà necessario dimostrare di saper gestire anche eventuali dettagli dell’AI guidante (un po’ come fino a oggi o forse a ieri era necessario, per passare l’esame, sapere cosa fosse lo spinterogeno, sebbene pochissimi tra i patentati fossero davvero in grado di metterci del caso le mani).
Perché dovrebbe essere diverso qui? Un artista in grado di fare copertine affascinanti o in grado di scrivere un romanzo (di fantascienza o meno) non perderà il suo lavoro. Una persona non capace forse (vedremo) potrà comunque creare copertine o (farsi) scrivere un libro, ma ci sono buone possibilità che si coglierà la differenza così come si coglie tra un oggetto fatto in serie e uno fatto a mano: non è detto che il secondo funzioni meglio del primo, ma ha comunque il suo perché. Vedremo.
Sicuramente la differenza sarà abissale. Questi sistemi di “intelligenza artificiale” non sono per nulla quello che uno definirebbe intelligenti – personalmente trovo perfetta la definizione coniata da Walter Vannini ( @dataKnightmare@octodon.social ) nel suo podcast: “Generatori Automatici di Stronzate” – ma saranno ottimi per ripetere a pappagallo storie già viste (“alla maniera di”) con qualche minima variazione, magari tirando fuori un testo grezzo che dovrà poi essere messo in italiano corretto da qualche editor.
Quello che mi infastidisce veramente (parlo da lettore, a differenza dell’autore del blog) è che sia considerato una buona cosa dal mercato editoriale. Secondo me questo modo di intendere il mercato – mi riferisco in particolar modo alla narrativa fantastica in senso lato – nel presente, non in un futuro lontano, danneggia moltissimo scrittori, lettori e pure case editrici.
Vedere la mancanza di varietà negli scaffali di narrativa di genere (mi riferisco al mercato italiano), con relativa rincorsa alla copia del successo del momento, mi intristisce. Sarà che sono vecchio, ma mi sembra che la cosa vada a peggiorare col tempo. Temo che l’utilizzo di queste nuove tecnologie vada in questa direzione.
Poi ci sarebbe da fare un discorso sulle piccole e medie case editrici, che pubblicano – anche – ottimi libri e di grande varietà… nonché parlare del fenomeno dell’auto-produzione (che vedo assolutamente di buon occhio, ma che mi ha deluso in ambito italiano) e delle infinite possibilità date dal formato elettronico, ma che, a mio avviso, sono sfruttate veramente poco.
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