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Che bel post!
Grazie! Ho preso spunto da quel podcast di cui parlavi nell’altro thread. L’idea del comodino mi sembrava carina. Se poi piace, si potrebbe rifare tra un mesetto, in modo da aprire una discussione sui libri che si sta leggendo ne “L’angolo del lettore” a intervalli regolari.
P.S. La casa disabitata era in lista, fammi sapere quando lo finisci 😃
Si, ne parlerò sicuramente su Lore.
In cartaceo, invece, sto leggendo “Passione sakura” di Naoko Abe, che racconta la storia di come Collingwood Ingram abbia contribuito a reintrodurre in Giappone delle varietà di ciliegio ornamentale andate perdute. È storia che non conoscevo e mi sta appassionando molto.
Avevo già adocchiato il libro, che mi aveva incuriosito per l’argomento trattato. Penso che in futuro lo leggerò.
Ho ascoltato la prima puntata e l’ho trovata interessante. Mi piace l’idea del “comodino” per parlare di libri e di quello che ci gira intorno; ascolterò sicuramente anche l’episodio del prossimo mese.
Comunque, credo di essere completamente fuori da un certo giro di letture, perché non sapevo che Donna Tartt fosse un’autrice famosa, ignoravo del tutto l’esistenza de Il cardellino e di Dio di illusioni… per non parlare dell’esistenza della subcultura (o quello che è) “Dark Academia” – se non, forse, per averla trovata come un certo tipo di estetica in qualche manga e anime (abbastanza dozzinali, a dire il vero).
Giusto per fare un altro esempio, mi capita spesso di vedere, su diversi articoli/post/reel, “Il condominio” di James Graham Ballard tra i romanzi distopici anche se non mi sembra proprio possa rientrare nella categoria.
Effettivamente neppure io lo farei rientrare nel genere distopico.
Tuttavia mi sembrava una buona lista e per questo ho condiviso l’articolo 😉
Hai fatto bene, vengono citati diversi titoli interessanti! Mi è sembrato solo strano che Fiori per Algernon (che mi piacque quando lo lessi… ricordo che mi fece addirittura piangere alla fine) sia stato considerato una distopia.
Purtroppo la cosa non mi stupisce! Io non sono uno scrittore, ma ho sentito raccontare storie veramente assurde riguardanti il mondo dell’editoria.
È un peccato, anche perché per dei nuovi scrittori premi e concorsi (seri) potrebbero essere ottimi metodi per farsi conoscere. Immagino la frustrazione degli esordienti!
Non posso ovviamente portare prove a sostegno della tesi, ma ricordo di aver visto dei video interessanti fatti da Mirko Campochiari (che oltre a essere uno storico militare e scrivere su Limes, è il creatore del canale youtube Parabellum) nei quali descriveva gli scenari più probabili… finendo per far capire – tra le righe – di ritenere più plausibile (basandosi sui dati disponibili!) un intervento di matrice statunitense.
Concordo in pieno sul fattore età – non per nulla l’ho rimarcato pure io all’inizio del thread! Secondo me è fondamentale consigliare in base all’età del lettore, altrimenti si rischia veramente di far odiare certi generi e autori. Alle volte mi viene quasi da pensare che qualche insegnante di scuola lo faccia apposta, con lo scopo di far odiare la lettura ai suoi alunni!
Una persona non capace forse (vedremo) potrà comunque creare copertine o (farsi) scrivere un libro, ma ci sono buone possibilità che si coglierà la differenza così come si coglie tra un oggetto fatto in serie e uno fatto a mano
Sicuramente la differenza sarà abissale. Questi sistemi di “intelligenza artificiale” non sono per nulla quello che uno definirebbe intelligenti – personalmente trovo perfetta la definizione coniata da Walter Vannini ( @dataKnightmare@octodon.social ) nel suo podcast: “Generatori Automatici di Stronzate” – ma saranno ottimi per ripetere a pappagallo storie già viste (“alla maniera di”) con qualche minima variazione, magari tirando fuori un testo grezzo che dovrà poi essere messo in italiano corretto da qualche editor.
Quello che mi infastidisce veramente (parlo da lettore, a differenza dell’autore del blog) è che sia considerato una buona cosa dal mercato editoriale. Secondo me questo modo di intendere il mercato – mi riferisco in particolar modo alla narrativa fantastica in senso lato – nel presente, non in un futuro lontano, danneggia moltissimo scrittori, lettori e pure case editrici.
Vedere la mancanza di varietà negli scaffali di narrativa di genere (mi riferisco al mercato italiano), con relativa rincorsa alla copia del successo del momento, mi intristisce. Sarà che sono vecchio, ma mi sembra che la cosa vada a peggiorare col tempo. Temo che l’utilizzo di queste nuove tecnologie vada in questa direzione.
Poi ci sarebbe da fare un discorso sulle piccole e medie case editrici, che pubblicano – anche – ottimi libri e di grande varietà… nonché parlare del fenomeno dell’auto-produzione (che vedo assolutamente di buon occhio, ma che mi ha deluso in ambito italiano) e delle infinite possibilità date dal formato elettronico, ma che, a mio avviso, sono sfruttate veramente poco.
Ti riferisci a 1491 di Charles C. Mann? La storia nordamericana non mi ha mai particolarmente interessato, ma, se il libro parlasse delle civiltà precolombiane centro- e sud-americane, mi potrebbe interessare. Lo consiglieresti?