Uno studio ha mappato le regioni cerebrali associate all’interazione sociale in circa 7.000 persone . Ha mostrato che le regioni del cervello costantemente coinvolte in diverse interazioni sociali sono fortemente legate a reti che supportano la cognizione, inclusa la rete in modalità predefinita (che è attiva quando non ci stiamo concentrando sul mondo esterno), la rete di salienza (che ci aiuta a selezionare ciò che prestare attenzione), la rete sottocorticale (coinvolta nella memoria, l’emozione e la motivazione) e la rete esecutiva centrale (che ci permette di regolare le nostre emozioni).
@poliverso forse era vero un tempo, negli ultimi anni chi vuole capire deve interagire di meno con la massa che subisce l’ addestramento del mainstream. Le conclusioni di questa “ricerca” sono funzionali a conservare unito il gregge 😀
@mcc43 @poliverso questa ricerca vuole solo riportare l’importanza di una costante interazione sociale per ogni individuo. Saltare da questo all’ “indottrinamento del mainstream” c’è un bel volo pindarico
@nattesh @poliverso
Senza polemica, l’interazione apre a nuovi argomenti, invece l’elaborazione del nuovo per portarlo a livello di conoscenza richiede concentrazione in solitudine. Anche le scoperte avvengono in questo modo. Interazione e isolamento non si dovrebbero mettere in posizione gerarchica, sono reciprocamente funzionali.@mcc43 @poliverso infatti la ricerca parla di cosa comporta vivere esclusivamente in isolamento. Nient’altro. Non leggo parti dello scritto dove viene detto che la socialità sia più importante del ragionamento autonomo in senso assoluto.
Lo studio non afferma che bisogna sempre vivere in mezzo agli altri, ma sottolinea solo che il vivere in costante isolamento è un problema per la mente.