Scegliere il proprio modem anche per le linee FTTH non è ancora possibile. TIM si dice disponibile solo con una certificazione, che sembra però l’ennesimo ostacolo alla concorrenza. Il modem libero è di nuovo spaccato. Un convegno sulla rete nazionale che si è tenuto il 9 novembre a Roma alla Camera dei Deputati, a cui DDAY ha partecipato, ha focalizzato i principali problemi che ancora oggi sussistono.

La delibera dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) nel 2018 ha garantito più scelta ai consumatori permettendo loro di usare qualunque modem vogliano a prescindere dall’operatore; ma ci sono alcune deroghe. Leggasi: la fibra ottica, quella “vera” (FTTH), è ancora esclusa.

Al centro c’è TIM, ex incumbent, a cui è stato chiesto di garantire l’interoperabilità dei terminali ottici (ONT), che convertono il segnale luminoso della fibra ottica. TIM ha risposto di sì, ma a una condizione: che gli apparati siano certificati.Ed è qui che il discorso si divide in due.

Da una parte, TIM chiede una cifra troppo alta: centinaia di migliaia di euro per certificare ogni modello di modem che un produttore ha in catalogo; e peraltro da pagare ogni volta che viene aggiornato il software del modem.