Snoopy, il famoso bracchetto delle strisce a fumetti dei Peanuts, è ufficialmente la mascotte non ufficiale delle missioni spaziali rivolte alla Luna. Sì, ok, scusate l’ossimoro, ma è doveroso.

Stafford, Flowers e Snoopy. © NASA

Questa mattina ho letto con estremo interesse un articolo di Alberto Brambilla che approfondisce il rapporto tra una figura del fumetto popolarissima oggi come allora e le missioni che da oltre cinquant’anni affascinano il mondo intero. Lo stesso Charles Schulz, il creatore dei Peanuts, disegnò la figura che appare tuttora su una targhetta d’argento che viene donata dalla NASA a chi si distingue nell’apportare sicurezza e successo nelle missioni spaziali.

Un bel capitolo di storia tanto per la nona arte quanto per l’esplorazione spaziale. Ecco l’attacco:

«Un piccolo passo per un uomo, un grande passo per l’agnellità.» Parola di David Parker, dirigente britannico dell’ESA, che nella missione Artemis I ha lanciato nello spazio anche un pupazzo della pecora Shaun, dalla serie della Aardman Animation, vestito da astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea. Il pupazzo avrà il ruolo di indicatore di gravità zero: non ci sarà nessuna cintura di sicurezza ad ancorarlo al suo posto, e quando inizierà a galleggiare nell’abitacolo vorrà dire che lo shuttle sarà in assenza di peso. L’ovino di pezza non è solo in questa missione. Con lui c’è un altro pupazzo in rappresentanza della NASA, che collabora con ESA per riportare l’uomo sulla Luna nel 2025. È un amico di lunga data dell’agenzia statunitense, di cui è mascotte non ufficiale dal 1968: Snoopy.

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