• 0 Posts
  • 8 Comments
Joined un anno fa
cake
Cake day: giu 18, 2022

help-circle
rss

@caronte @informapirata @violastefanello
Forse non hai mai letto i regolamenti delle varie istanze.
Per esempio, da utente normale che arriva da FB o da TW, cosa capiresti di una regola che dice “No a comportamenti molesti e tossici, dogpiling o doxxing”?

È un linguaggio da nerd che faticheresti ad interpretare anche se ti mettessi di buona lena a fare ricerca sulla Rete.


@informapirata @calamarim Mah… a mio avviso l’anomalia è proprio il rendere pubbliche cose scritte nella riservatezza della comunicazione uno-a-uno. Se scrivo qualcosa in privato è implicito che mi aspetti che resti privato; Ed il suo renderlo pubblico -anche postumo- è un tradimento della fiducia su cui si regge la comunicazione privata.


@notizie Se ti riferisci all’intervento del Garante su #ChatGPT, mi trovi perfettamente d’accordo. Anzi mi ha sorpreso che così tanti utenti nel #fediverso protestassero contro il provvedimento, dato che in questo ambiente ti aspetteresti una maggiore consapevolezza del valore della privacy. Che poi se vogliamo è il discorso fatto sopra, ci si muove su onde emotive e non su una base coerente.


@notizie

A questo proposito, hai mai provato a pensare che se il legislatore italiano o europeo, solitamente sempre prodighi di nuove produzioni normative, siano state rallentate dall’ncessante attività di lobby delle bigtech?

È estremamente probabile. Ma è così praticamente su ogni cosa. Possiamo escludere che il green new deal non sia stato spinto dalle società (e dagli stati) che ne trarranno i massimi benefici economici? Possiamo escludere che la politica dei bonus a pioggia della scorsa legislatura non sia stata agevolata da gruppi di interesse in se molto piccoli ma ben introdotti?

Non scopriamo nulla di nuovo. È uno dei limiti quasi inevitabili di ogni forma di governo che prevede una qualche forma di intermediazione. Però il dato di fondo rimane. Con le leggi attuali i social non hanno obblighi come l’equi-visibilità. Così come Trenitalia non è obbligata a fornire lo stesso servizio in prima o in seconda classe.

Che i social non siano gratis è vero. Come ho scritto altrove, gratis in questo caso va inteso come “non si paga in moneta”. Ma anche qui è lo stesso principio delle free mail. Eppure non vedo grandi crociate contro l’uso di Gmail nonostante le informazioni che transito per la posta elettronica possano essere molto più sensibili e riservate di quelle veicolate su un social. Ed è lo stesso di free OS come Android che raccolgono quantità impressionanti di dati personali. Ma neanche in questo caso vedo grandi movimenti per adottare dumbphone. Ed ancora, neppure un motore di ricerca è gratis però non vedo nessuno che ne chieda la messa al bando.

L’impressione è che continui a girare un modello semplificato per cui alcune realtà vengono costantemente descritte come “malefiche” mentre per altre -del tutto analoghe a livello operativo- si sceglie sempre un tono assolutorio o quantomeno di minimizzazione. Ed è qualcosa di molto diffuso anche a livello accademico. Ricordo ancora bene quando in Internet 2004 (Laterza) le implicazioni sulla privacy del modello commerciale di Google venivano liquidate in due righe dicendo semplicemente che non c’erano motivi per preoccuparsi.

Concludendo, le questioni che pongo spesso riguardano questa mancata visione di insieme; questo guardare il singolo dettaglio e trascurare tutto il resto; questo gioco di tifoserie per cui se a dominare il mercato è una società di cui mi fido va tutto bene mentre in caso contrario scatta la chiamata alla mobilitazione. Ecco, è questo che mi irrigidisce anche difronte a posizioni sulle quali non avrei problemi a convergere.



@notizie Beh direi che in realtà non sei d’accordo su nulla 😀 Ma va bene così eh…

Il problema è che invochi regole che materialmente non ci sono. Chiedi cioè di applicare a soggetti privati oneri che legalmente non hanno. In altre parole la critica non dovresti farla a Twitter, Facebook e co. ma al legislatore italiano o europeo che non ha normato questi aspetti.

Attenzione però perché anche l’applicazione di funzioni pubbliche a soggetti privati non è priva di rischi. Perché per estensione io potrei voler avere uno spazio editoriale sul Corriere della Sera. E qualcun altro potrebbe pretendere che il creazionismo abbia la stessa viabilità dell’evoluzionismo su tutti i media. Ed una terza persona potrebbe imporre che poliverso.org (un nome a caso) ospiti senza limitazioni anche tutti quelli che non intendono rispettare i relativi TOS.

È un giochino pericoloso che funziona bene solo finché c’è il GAFAM di turno a subirlo.


@notizie @chiaraepoi

Credo che come spesso accade si fa un uso distorto della parola libertà che sarebbe meglio spendere per cose più importati. Non esiste un diritto alla visibilità, non esiste un diritto ad avere tutto gratis, non esiste un diritto di imporre le proprie regole in uno spazio privato.

Alla fine, come era prevedibile, il problema è solo quello di dover pagare. Lo si maschera tra mille discernimenti filosofici, ma finché era tutto gratis per tutti nessuno ha avuto nulla da dire (quasi nessuno…).

Peraltro si continua a fingere di non vedere che Twitter è sull’orlo del fallimento. Che licenzia, taglia i costi, impone abbonamenti perché altrimenti è semplicemente destinato a chiudere. Ma tirare dentro la libertà fa sempre la sua bella figura…

😀


@quasimagia
Per creare il podcast, si Audacity registrando possibilmente in formato wav.
Per la pubblicazione Spreaker semplifica molto la distribuzione sulle varie piattaforme