«in futuro, forse poche email di valore sopravviveranno, e solo se ne avremo cura, ma tutte le parole ed i pensieri riversati nei social saranno persi per sempre. Usciranno dall’Infosfera della Cultura e finiranno in quella parte della Matrice più oscura, dove solo l’industria e la finanza potranno usarle, per poi gettarle via senza farsi domande non appena diventeranno voce passiva di un bilancio trimestrale»
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@mhl @informapirata
Si, è vero, ma c’è un punto in cui (alcuni) documenti privati acquisiscono il valore di documenti storici. Se i documenti privati scompaiono prima, ci perdiamo tutti. Un diritto all’oblio che funzioni al contrario, insomma.@mhl non è proprio così… se avessimo divuto seguire questo principio, oggi non possederemmo più le lettere di Cicerone ad Attico, l’Eneide di Virgilio e i romanzi maggiori di Kafka… 🙁
Scrivere in una chat può avere un senso, nei limiti strutturali di questo strumento.
Purtroppo oggi le chat sono diventate specie dominante nell’universo digitale, la mail è roba da vecchi, forum e newsgroups sono archeologia. Tutto viaggia sulle chat (per i giovani) e sui social (per i cinquantenni o giù di lì). Il trionfo dell’effimero e dello scrolling, il pensiero fatuo dominante, l’impressione del pensiero concentrato in poche parole sulle quali non ci si sofferma mai per srollare avanti. Considero questa bulimia dello scrolling come una droga pesante, bisogna imparare a starne alla larga.
La frammentazione del pensiero ha come effetto deleterio l’incapacità a soffermarsi, le persone sono disabituate al pensiero, prevalgono l’emozione, il like, la condivisione. Probabilmente è una forma di consumismo dell’informazione, portato del pensiero mainstream neoliberista che vuole esseri consumatori e non pensanti.
Gli insegnanti denunciano una difficoltà degli alunni a concentrarsi, ad affrontare la lettura di un libro che richiede allenamento. Trascorrere ore leggendo un libro costa fatica, servono allenamento e disciplina. Oggi il mondo va in tutt’altra direzione.
Ne risente anche la qualità dei rapporti interpersonali, si è sempre teoricamente vicini ma in realtà profondamente distanti. A volte si discute e litiga in chat scrivendo la replica ad un messaggio senza aver letto quello che ha scritto l’interlocutore, esattamente il contrario dell’empatia e della comprensione.
Cosa resterà di tutto questo scrivere nelle chat e sui social ? Nulla, il deserto, non solo digitale però …
@informapirata @calamarim @eticadigitale vogliamo davvero che le puttanate scritte dal 99% dei denizens (me incluso) sopravvivano per l’eternità e siano a disposizione di tutti?! Ci ripenserei. Per fortuna Aaron ha lasciato anche qualche pagina di blog così come hanno fatto i suoi amici e estimatori, mi pare sufficiente ad avere un’idea precisa di quanto sia stato geniale è fondamentalmente buono. Lasciamo il mondo come si trova che è gia su una brutta china
@grabbi_it @informapirata @eticadigitale Beh, no, intendo che sarebbe bello che, anche nell’era del digitale, al momento buono qualcuno ritrovasse le lettere di un nuovo Manzoni per scrivere sull’ormai defunto personaggio. Con la carta succedeva spesso. Col digitale rischia di non succedere più.
@calamarim @informapirata @eticadigitale avevo capito l’intento, il problema ora è separare la pula dal riso…
@grabbi_it @informapirata @eticadigitale Beh, quello è il lavoro per gli storici e gli informatici che verranno. Avrebbero a disposizione la materia prima. Invece noi ci siamo persi alcuni libri di Aristotele per via della distruzione della biblioteca di Alessandria.
@calamarim questo è un luogo comune non privo di fondamento, ma la realtà è che Aristotele l’abbiamo perso perché per molti periodi non interessava più nessuno: infatti l’unico modo per mantenere viva un’opera è mantenerne interessata una comunità di lettori
@informapirata @calamarim @grabbi_it Un libro (o uno scritto su carta) può essere dimenticato in un cassetto, abbandonato in una casa terremotata… e ripescato per caso dopo cent’anni. In condizioni non troppo sfavorevoli (umidità, topi) sarà leggibile, da chiunque.
L’informazione digitalizzata, richiede manutenzione quasi continua solo per esistere e in troppo casi richiede sforzi di decodifica quasi si trattasse di interpretare i geroglifici, dopo solo qualche lustro da che è stata creata.
@Pare @informapirata @calamarim informazione digitalizzata però, al contrario di un libro, può essere duplicata infinite volte e addirittura conservata a norma (se merita). Progetti come archive.org vivono a questo scopo, personalmente ho recuperato versioni digitalizzate di manuali Commodore che in versione cartacea non avrei più ritrovato (o certo non a costi irrisori). Non direi che il media sia poi così dirimente, resta sempre il contenuto a fare il valore e quello prescinde dal contenitore (basta ricordare che anche Fabio Volo ha stampato libri cartacei…)