Dopo l’esame di maturità, il pensiero di migliaia di studenti italiani è già rivolto ai test d’ingresso di luglio e settembre, che in molti casi rappresentano un importante sbarramento per accedere o meno al tanto agognato corso di laurea.

Tuttavia, in Italia sono previsti sia corsi a numero chiuso (fra cui medicina, odontoiatria e ingegneria) che altri a numero aperto, che dunque non hanno un vero e proprio test d’ingresso.

Vediamo allora quali sono i corsi di laurea in questione, e se davvero non c’è niente di cui preoccuparsi prima dell’iscrizione.

  • Marco Aceti
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    2 years ago

    Sono perplesso… se neanche riesci a passare il test di ingresso non vedo come riuscirai a laurearti

    • Nerd02@forum.basedcount.com
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      Italiano
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      3
      ·
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      2 years ago

      Più che altro trovo curiosa l’idea di scegliere una carriera in base alla facilità del primo passo. Neanche ci fosse qualcuno che li obbliga ad andare all’università.

    • Teo FraxOP
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      2
      ·
      2 years ago

      L’obiezione è solo apparentemente sensata, dal momento che l’esistenza del test è basata da numerose falle logiche e, in senso lato, economiche:

      • non correlazione: il non superamento di un test d’ingresso non comporta l’incapacità di superare il percorso di laurea
      • sopravvalutazione della cultura generale: i test d’ingresso affermano il pregiudizio per cui le conoscenze di cultura generale e popolare possano incidere sulla riuscita del percorso di studi
      • ragionamento circolare: il percorso di studi dei ragazzi che vengono sottoposti ai test non li ha mai preparati a quei test, avvantaggiando chi ha potuto frequentare corsi specifici. Ma allora a che srvono i test?

      In realtà, un sistema virtuoso dovrebbe prevedere un percorso di orientamento alle superiori (magari sostituendolo all’inutile alternanza scuola lavoro). Una volta orientati gli stidenti, il vero test sarebbe costituito da un primo anno selettivo che preveda l’inserimento di esami obbligatori sulle materie istituzionali del corso di laurea o del piano di studi.

      • Marco Aceti
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        2
        ·
        2 years ago
        • non correlazione: il non superamento di un test d’ingresso non comporta l’incapacità di superare il percorso di laurea

        Vero, ma è il sistema meno peggio esistente.

        • sopravvalutazione della cultura generale: i test d’ingresso affermano il pregiudizio per cui le conoscenze di cultura generale e popolare possano incidere sulla riuscita del percorso di studi

        La parte di cultura generale andrebbe rimossa, non vedo il senso. Il mio commento era più riferito ai TOLC, in cui vengono tendenzialmente chieste conoscenze di matematica di base (<=3° superiore), comprensione del testo e logica di base.

        • ragionamento circolare: il percorso di studi dei ragazzi che vengono sottoposti ai test non li ha mai preparati a quei test, avvantaggiando chi ha potuto frequentare corsi specifici. Ma allora a che srvono i test?

        Non faccio certamente statistica, ma ho preparato il test durante il lockdown 2020 interamente con le risorse e i MOOC che ho trovato online gratuitamente.

        I veri test d’ingresso per l’accesso all’Università sono di natura economica e si combattono con borse di studio e altre agevolazioni (come studentati, ecc…). L’impegno necessario per preparare il test non è più alto rispetto a quello necessario per passare un esame, quindi continuo a sostenere sia il sistema meno peggio esistente.

    • 3melvi
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      1
      ·
      2 years ago

      Anni fa ho dovuto passare il test d’ingresso e l’impressione personale che ho avuto (e ho ancora) è che valuta per la maggior parte la tua capacità mnemonica, sia sugli argomenti teorici che sulle domande di logica: se impari a memoria le nozioni delle guide per la preparazione passi e via. Ho riscontrato che benché dicessero i test fossero fatti apposta per la mia facoltà, molte nozioni chieste avevano poco a che fare con il percorso che “bloccavano” e quelle poche rilevanti, se non si sapevano ci mettevi pochissimo ad impararle al momento dello studio della disciplina. Quindi direi che se l’obiettivo era valutare la capacità intellettuale lascia molto a desiderare. Piuttosto mi sembra che questi test d’ingresso li abbiano inventati per farci tutto un business e lucrare sul pagamento dell’iscrizione agli esami e sulla vendita di manuali.