Sono state definite l’“elefante nella stanza” della transizione ecologica e da qualche anno sono diventate uno dei beni più contesi di tutto il mondo. Si tratta delle materie prime critiche, ossia di tutti quei metalli e altri materiali che vengono considerati fondamentali per compiere il passaggio a un’economia più sostenibile. Ma che allo stesso tempo – per ragioni geologiche, storiche e politiche – oggi sono distribuite in modo molto diseguale sul pianeta.

Tra questi materiali ci sono anche le terre rare, un gruppo di 17 elementi della tavola periodica dagli usi più disparati: auto elettriche, fibre ottiche, turbine delle pale eoliche.

L’accesso alle terre rare, così come al resto dei materiali critici, si scontra principalmente con due problemi.

  • Primo: la Cina controlla la stragrande maggioranza della distribuzione globale.
  • Secondo: l’estrazione di terre rare è un processo inquinante e molto costoso.

Come se ne esce? Una possibile soluzione potrebbe arrivare dalla Fondazione Rara Ets, una no-profit fondata da alcuni professori dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. … continua a leggere

  • damtuxOP
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    1 year ago

    Sì, concordo che è un po’ prematuro parlare in questo senso. A livello tecnico non credo che l’algoritmo di ricerca sia molto diverso da quelli utilizzati da circa 20 anni per trovare nuove proteine da utilizzare in ambito medico contro il cancro o per nuovi vaccini. Esistono progetti di calcolo distribuito maturi e ben consolidati che sfruttano da molti anni la potenza dei computer di volontari (tramite il software open source Boinc) per risolvere i problemi di ripiegamento delle proteine (protein folding) che sono molto complessi a livello computazionale (molti gradi di libertà da considerare). Quindi penso che sia fattibile e concretamente realizzabile (stiamo parlando di materiali inerti o che comunque non hanno interazioni biologiche) visto che qui si parla di aggiungere l’intelligenza artificiale alla pura potenza in Teraflops che veniva utilizzata finora.

    Personalmente non credo molto nei brevetti come metodo di innovazione in questo campo (infatti il modello open source del calcolo distribuito funzionava). Impediscono una sana collaborazione scientifica e rallentano la ricerca, che invece è richiesta e urgente per risolvere questi problemi che stanno impattando su tutti.