“Le responsabilità in questa regione hanno dei nomi e dei cognomi e non daremo loro pace finché i nostri diritti non saranno garantiti. – scrive il collettivo Femin – Se siamo arrivate a questo punto è perché chi in questi anni si è seduto in consiglio regionale e ai vertici delle aziende sanitarie e ospedaliere non ha mai voluto tutelare il diritto all’aborto. Primari e coordinatori di reparti di ginecologia e consultori, nominati dalla politica, si dicono obiettori di coscienza. Cosa potevamo aspettarci?”
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