L’addomesticamento degli utenti Whatsapp e le soluzioni per uscire dai giardini recintati di internet su noblogo:
Per chi non lo conoscesse, WhatsApp è uno strumento che rende facile e comodo aiutare #Facebook a portare avanti la sua missione principale: ottimizzare e vendere all’asta il comportamento umano (conosciuto comunemente come “pubblicità mirata”). Inizialmente ha convinto le persone ad acconsentire a ciò permettendo loro di scambiarsi messaggi di testo su Internet, cosa che era già possibile fare, e combinando un’interfaccia utente facile da apprendere con un marketing di successo. Si è poi esteso a funzioni come le chiamate audio e video gratuite. Le audiochiamate l’hanno aiutato a crescere fino a diventare la piattaforma di comunicazione de facto in molte regioni. Sono sbalordito dalla sua ubiquità ogni volta che visito la mia famiglia: vengo spesso accolto da sguardi quando ricordo loro che non uso WhatsApp.
A questo articolo c’è il seguito su hedgedoc:
Teniamo aperte le piattaforme com Matrix, Element, XMPP
Per definizione, non esistono soluzioni facili a problemi difficili. La semplice scelta (o creazione) di una piattaforma che eviti l’addomesticamento degli utenti non è sufficiente se tale piattaforma può cambiare. Il prezzo della libertà è l’eterna vigilanza: oltre a stabilirci sulla piattaforma giusta, dobbiamo assicurarci che rispetti i suoi utenti sia nel presente che nel futuro. Mantenere una piattaforma libera e open source è più diretto[1] che mantenerla “aperta”.
Guarda alla scuola pubblica di mio figlio quattrenne obbligano a fare un account Google, fai un po’ te…
@skariko Wow, che odio. Anche da questo lato probabilmente ci sarebbe bisogno della spinta istituzionale, impedire l’uso di sistemi proprietari nelle scuole pubbliche. Mi chiedo quanto sarebbe difficile da attuare una norma del genere. Ma sarebbe necessaria, perché la maggior parte delle persone non protesta in merito semplicemente perché pensa che quelle cose lì le si facciano solo con quelle robe offerte da Google, da Microsoft, eccetera. Il fatto che ci siano alternative non è noto.
Io su questo non sono d’accordo. Da un punto di vista etico sono d’accordo con te, le pubbliche amministrazioni dovrebbero utilizzare - quando possibile - software open source e incentivarne l’utilizzo. Però non è tutto rose e fiori, ci sono spesso costi più alti, problemi di sicurezza, scalabilità, mancanza di risorse e competenze ecc ecc. Il software proprietario non è il male assoluto e non dovremmo far passare questo messaggio. Viviamo in una società capitalistica che si fonda sull’impresa e sul lavoro come motore della nostra economia. È dovere delle amministrazioni far rispettare le regole alle aziende che sviluppano software e utilizzare esclusivamente i software che sono conformi alle leggi e che rispettino le regole del mercato e i diritti fondamentali.