Braccio

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  • ENNESIMO SPOT DI AMNESTY INTERNATIONAL A FAVORE DI HAMAS - Di Franco Londei A pensar male si fa peccato ma spesso ci si prende. Lo diceva Andreotti e mai frase è stata più azzeccata se la si accosta ad Amnesty International, non più ormai la gloriosa ONG che vinse il Premio Nobel per la pace nel 1977, ma sempre più costola della Fratellanza Musulmana e ampiamente sovvenzionata dai Paesi Arabi tanto da meritarsi l’appellativo di “ONG del Qatar”. La dimostrazione lampante ce l’abbiamo nell’ultimo rapporto di Amnesty International su Gaza dove l’ONG del Qatar afferma senza esitazioni che «Israele sta commettendo un genocidio contro la popolazione palestinese a Gaza». Intendiamoci, il rapporto uscito nelle ultime ore non si differenzia da quelli degli ultimi anni. Le fonti sono sempre riconducibili ad Hamas, si fanno nomi di persone che probabilmente non esistono, si danno numeri estrapolati dalle veline del fantomatico “Ministero della salute di Hamas”, non si nomina mai (o quasi) il gruppo terrorista, non si parla MAI di popolazione usata come scudi umani. Cosa cambia allora? Beh, la distruzione a Gaza è significativamente evidente, la guerra urbana è questa. Quindi Amnesty non dice nulla di nuovo. Anzi, sostiene che la distruzione sia stata deliberata, non sia sa bene basandosi su quali riscontri. Amnesty International non menziona nemmeno una volta il fatto che gli israeliani avvisassero la popolazione di spostarsi dai punti che successivamente sarebbero stati bombardati e che, in quel frangente, Hamas impediva alla popolazione stessa di evacuare. Usare la popolazione civile come scudi umani è un crimine di guerra. Nel suo spot a favore di Hamas, la ONG Premio Nobel per la pace afferma che «il rapporto di Amnesty International mostra che Israele ha compiuto atti proibiti dalla Convenzione sul genocidio, con l’intento specifico di distruggere la popolazione palestinese di Gaza», quando in realtà l’unica cosa ad essere provata dai documenti e dai fatti è che a volere un gran numero di morti civili era Hamas, su ordine preciso di Yahya Sinwar che chiedeva più donne e bambini morti i quali avrebbero «aiutato la causa di Hamas». Ma di questo non si trova cenno nello spot di Amnesty International a favore dei terroristi islamici. E poi ancora quella parola: genocidio. Come può una organizzazione che sostiene di essere piena di esperti di Diritto Internazionale (in tanti anni non ne ho mai incontrato uno di Amnesty) affermare che a Gaza ci sia un genocidio quando con quella parola si intende, secondo il Diritto Internazionale, «sistematica distruzione di una popolazione, una stirpe, una razza o una comunità religiosa». Niente di tutto questo è avvenuto a Gaza. Mi viene il sospetto che scrivano sotto dettatura, per slogan o, peggio, a tariffa. Per esempio, mi rimane strano il fatto che questi fantomatici “esperti” non usino la parola “genocidio” per i 122.000 palestinesi scomparsi nelle fosse comuni in Siria. Forse perché a massacrane un buon numero è stato Hezbollah che li credeva alleati di Al-Nusra, o più probabilmente perché Israele non c’entrava nulla. E se non c’è Israele non c’è genocidio. In sostanza, adesso vedremo i ventriloqui di Hamas spacciare questo cosiddetto “rapporto” per oro colato. Vedremo i soliti Telese, Ferrario e compagnia cantante blaterare sul fatto che «persino Amnesty lo dice». Io non so se questa gente lo fa perché ci crede veramente, perché in qualche modo è pagata, per acquistare visibilità o solo perché si accoda alla massa anti-israeliana. Quello che so è che produrre questi cosiddetti “rapporti” significa semplicemente aiutare Hamas. Che lo facciano gratis o a pagamento non saprei davvero dirlo, ma… a pensar male si fa peccato ma spesso ci si prende.


  • ENNESIMO SPOT DI AMNESTY INTERNATIONAL A FAVORE DI HAMAS - Di Franco Londei A pensar male si fa peccato ma spesso ci si prende. Lo diceva Andreotti e mai frase è stata più azzeccata se la si accosta ad Amnesty International, non più ormai la gloriosa ONG che vinse il Premio Nobel per la pace nel 1977, ma sempre più costola della Fratellanza Musulmana e ampiamente sovvenzionata dai Paesi Arabi tanto da meritarsi l’appellativo di “ONG del Qatar”. La dimostrazione lampante ce l’abbiamo nell’ultimo rapporto di Amnesty International su Gaza dove l’ONG del Qatar afferma senza esitazioni che «Israele sta commettendo un genocidio contro la popolazione palestinese a Gaza». Intendiamoci, il rapporto uscito nelle ultime ore non si differenzia da quelli degli ultimi anni. Le fonti sono sempre riconducibili ad Hamas, si fanno nomi di persone che probabilmente non esistono, si danno numeri estrapolati dalle veline del fantomatico “Ministero della salute di Hamas”, non si nomina mai (o quasi) il gruppo terrorista, non si parla MAI di popolazione usata come scudi umani. Cosa cambia allora? Beh, la distruzione a Gaza è significativamente evidente, la guerra urbana è questa. Quindi Amnesty non dice nulla di nuovo. Anzi, sostiene che la distruzione sia stata deliberata, non sia sa bene basandosi su quali riscontri. Amnesty International non menziona nemmeno una volta il fatto che gli israeliani avvisassero la popolazione di spostarsi dai punti che successivamente sarebbero stati bombardati e che, in quel frangente, Hamas impediva alla popolazione stessa di evacuare. Usare la popolazione civile come scudi umani è un crimine di guerra. Nel suo spot a favore di Hamas, la ONG Premio Nobel per la pace afferma che «il rapporto di Amnesty International mostra che Israele ha compiuto atti proibiti dalla Convenzione sul genocidio, con l’intento specifico di distruggere la popolazione palestinese di Gaza», quando in realtà l’unica cosa ad essere provata dai documenti e dai fatti è che a volere un gran numero di morti civili era Hamas, su ordine preciso di Yahya Sinwar che chiedeva più donne e bambini morti i quali avrebbero «aiutato la causa di Hamas». Ma di questo non si trova cenno nello spot di Amnesty International a favore dei terroristi islamici. E poi ancora quella parola: genocidio. Come può una organizzazione che sostiene di essere piena di esperti di Diritto Internazionale (in tanti anni non ne ho mai incontrato uno di Amnesty) affermare che a Gaza ci sia un genocidio quando con quella parola si intende, secondo il Diritto Internazionale, «sistematica distruzione di una popolazione, una stirpe, una razza o una comunità religiosa». Niente di tutto questo è avvenuto a Gaza. Mi viene il sospetto che scrivano sotto dettatura, per slogan o, peggio, a tariffa. Per esempio, mi rimane strano il fatto che questi fantomatici “esperti” non usino la parola “genocidio” per i 122.000 palestinesi scomparsi nelle fosse comuni in Siria. Forse perché a massacrane un buon numero è stato Hezbollah che li credeva alleati di Al-Nusra, o più probabilmente perché Israele non c’entrava nulla. E se non c’è Israele non c’è genocidio. In sostanza, adesso vedremo i ventriloqui di Hamas spacciare questo cosiddetto “rapporto” per oro colato. Vedremo i soliti Telese, Ferrario e compagnia cantante blaterare sul fatto che «persino Amnesty lo dice». Io non so se questa gente lo fa perché ci crede veramente, perché in qualche modo è pagata, per acquistare visibilità o solo perché si accoda alla massa anti-israeliana. Quello che so è che produrre questi cosiddetti “rapporti” significa semplicemente aiutare Hamas. Che lo facciano gratis o a pagamento non saprei davvero dirlo, ma… a pensar male si fa peccato ma spesso ci si prende.








  • Un immigrato non è più propenso al crimine perché è immigrato, ma perché viene da una società con culture differenti. I numeri sui reati dicono che la % dei reati commessi da immigrati è superiore alla % di immigrati presente in Italia, è un dato di fatto; non mi ricordo le % precise ma è una cosa tipo i reati commessi da immigrati sono il 20% del totale, gli immigrati in Italia sono il 10% della popolazione totale, numeri completamente a caso ribadisco. Il problema di lasciarli a se stessi è esattamente quello che dico io ed è collegato al “non siamo in grado di fare accoglienza”.

    Il portare gli immigrati in altre nazioni è un sistema che piace, ed è un percorso che anche altre nazioni hanno intenzione di intraprendere.


  • Perdonami ma il “senza se e senza ma” è sempre sbagliato, in qualsiasi contesto. Bisogna essere in grado di fare accoglienza come si deve, e questo nel rispetto sia delle persone che ospitiamo cioè i migranti ma anche degli italiani. I migranti vanno rispettati, perché non si possono accogliere e poi intascarsi i loro soldi e lasciare loro in balia di se stessi, perché questo purtroppo è quello che è accaduto in tanti centri di accoglienza. E ci vuole anche il rispetto degli italiani, perché questa gente viene da culture differenti, si ritrovano da un giorno all’altro in un altro mondo, e poi accadono fatti come quelli che ho descritto nel mio post precedente. Ripeto, tutto è bello finché il lato brutto della questione non viene ad impattare noi stessi, poi magicamente si cambia tutti idea.


  • Esatto sono d’accordo con te, motivo per cui non vedo perché tenerli tutti qui che poi quando scappano rimangono qui a delinquere. L’accoglienza è bella, indubbiamente, ma bisogna essere in grado di farla altrimenti diventa un’arma a doppio taglio, e fino a che questa realtà non ci presenta il conto da vicino non ce ne rendiamo conto. Nel mio piccolo paese, 6k abitanti, erano tutti per l’accoglienza finché un giorno un migrante ubriaco non ha aggredito una pensionata, fortunatamente sono intervenuti dei ragazzi altrimenti la situazione poteva evolversi male. Da quell’episodio in tanti hanno iniziato a pensare che forse non siamo in grado di gestire questa situazione.