«*Il 4 luglio un’amica che lavora con i social network da più di dieci anni mi ha scritto un messaggio. Diceva: «A me questa cosa che sta succedendo a Twitter provoca davvero una tristezza enorme e reale». Era qualche giorno che Elon Musk prendeva decisioni più erratiche del solito: obbligare tutti ad accedere alla piattaforma per poter leggere un qualsiasi tweet, limitare il numero di tweet visualizzabili, smettere di pagare i servizi di Google Cloud, servizio a cui affidava parte della propria infrastruttura. La tristezza reale di cui parlava lei – di cui hanno parlato, in modo più o meno esplicito, tantissimi utenti assidui di Twitter da quando ha cominciato a circolare la voce che sarebbe stato comprato da Musk – non era legata però soltanto a un paio di scelte molto discutibili. Era la tristezza, e la frustrazione, di qualcuno che non può che stare a guardare mentre un posto del cuore viene distorto fino a diventare quasi irriconoscibile.»
Questa importanza, che riconosco in un primo momento, è diventata presto tossica e ha sorpassato l’utilità, le cose buone che hai elencato sono sfiorite in disinformazione, fanatismo, morbosità, il mezzo di comunicazione è diventanto quello di odio e discriminazione. Non mi sento di farne un elogio, anzi ho molto piú rispetto per quelle piccole community fatte di blogs e forums andate in ombra di questa macchina che sono Twitter e Facebook. Vorrei avere una convinzione sincera che questo strumento abbia fatto piú bene che male, ma proprio non concordo.
Esattamente. In termini assoluti è proprio così. Il sistema dei social in generale ha portato soprattutto a questo e Twitter non è stata un’eccezione. Ma ti ricordo che la disinformazione non è nata con i social, ma ha solo consentito a nuove realtà di praticarla, mentre prima dei social la disinformazione era un monopolio naturale che viaggiava su UHF ed era appannaggio di TV e radio statali e, solo successivamente, di Corporation globali o locali.
Ma io, personalmente, ne ho guadagnato immensamente in conoscenza. Tutto quello che ho costruito con il fediverso è fondamentalmente nato dalla mia esperienza su Twitter. Perché il punto è che chi disponeva di strumenti culturali ha potuto contrastare i filtri, gli algoritmi e la disinformazione. Chi non li aveva è diventato parte del gioco nella parte del giocattolo! Quindi, ok. In termini assoluti i social e twitter con essi sono generalmente mer|)a, ma sarebbe stata mer|)a anche la TV. E infatti lo è stata! E lo è ancora: lo sai che la manipolazione delle opinioni avviene ancora attraverso la TV e non attraverso i social, il cui impatto su dimensione locale non è così tanto più rilevante di quello della Radio?
A questo punto, se guardi al contesto (=il peggioramento dell’informazione e della manipolazione della pubblica opinione) il ruolo dei social no non è stato dominante. D’altra parte, dal punto di vista dell’accesso alla conoscenza (o meglio, dell’accesso all’informazione) i social network (anche Facebook!) sono stati importanti e rilevanti.