Il post di Giovanni Ziccardi sul suo canale telegram
A questa pagina della Oxford University Press trovata una breve storia della loro “parola dell’anno” 2024 “Brain Rot”, di cui avrete sicuramente letto nelle scorse settimane, e traducibile come “marciume cerebrale”.
La parola è stata votata dopo una consultazione con circa 37.000 persone, e viene descritta come il deterioramento delle capacità mentali o intellettuali di una persona a causa del consumo eccessivo di materiale online di scarsa qualità o incapace di stimolare il pensiero critico (o qualsiasi tipo di pensiero).
Si lega, quindi, al fenomeno dell’eccessivo consumo di contenuti online di infima qualità.
Il primo uso “annotato” di “Brain Rot” viene individuato in un’opera del 1854 di Henry David Thoreau (nel libro “Walden”) ed è riferito a uno stile di vita semplice, senza pensieri, nella natura e nei boschi.
Thoreau critica la tendenza della società di allora a dare poco valore alle idee complesse, o a idee che possono essere interpretate in tanti modi diversi, a favore di quelle semplici. E vede questo comportamento come un indice generale di declino mentale e intellettuale.
Nella nota, la OUP cita, ad esempio, i contenuti su TikTok e le Gen Z e Gen Alpha, ma anche parte del giornalismo mainstream.
Dopo che è stata annunciata la parola dell’anno, sono fioccate interviste e commenti (trovate tutto online) sugli aspetti patologici (e medici) di tale “abitudine”.
Nel comunicato trovate anche un link a una clinica per la salute mentale in Nordamerica che ha pubblicato consigli online su come riconoscere e evitare il “Brain Rot”.
Qui il link per un vostro approfondimento, nel caso il tema vi interessi!