Quelli che seguono sono i diversi tweet concatenati di Lorenzo D’Agostino:

🧵Thread su come funziona la propaganda della polizia.
Ieri il Corriere ha pubblicato due pagine sul lavoro degli agenti sotto copertura. Molto spazio è dedicato a Luca, “primo undercover riuscito a documentare le complicità fra alcune Ong e i trafficanti libici di esseri umani”

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È l’agente Luca Bracco (cognome falso), che nel 2017 fu infiltrato sulla nave di Save the Children. Gli elogi si sprecano: “maestria”, “devi essere freddo, saper improvvisare”, “se sei nei panni di criminali devi entrare nella loro mente, anche se il tuo cuore è da poliziotto”.

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Ora, il caso vuole che giusto due settimane fa la testata investigativa @theintercept abbia pubblicato un’inchiesta mia e di @notzachcampbell@twitter.com che ricostruisce anche l’operazione sotto copertura di Luca Bracco. E racconta una storia un po’ diversa…

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Diciamo che maestria e capacità di improvvisazione non sono esattamente le doti che hanno colpito chi era a bordo con Bracco: “quando pensava che la gente non stesse guardando, tirava fuori una macchinetta fotografica e ha scattava un sacco di foto”, racconta il primo ufficiale.

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Le complicità tra Ong e trafficanti, che il Corriere descrive come un dato di fatto, non sono affatto documentate nei rapporti di Bracco, che abbiamo potuto consultare. Su queste presunte complicità deciderà il tribunale ma per ora non c’è stato neanche un rinvio a giudizio.

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Quello che invece Bracco documenta abbastanza in dettaglio, gliene va dato atto, sono le complicità tra trafficanti e guardia costiera libica. Ma su queste complicità non indaga nessuno e non ne scrive il Corriere, perché la guardia costiera libica la finanziano l’Italia e l’UE.

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La polizia è così orgogliosa di quest’operazione che dedica a Bracco un surreale video di propaganda in cui l’agente si descrive come un eroe per i salvataggi di migranti a cui ha partecipato, proprio mentre la sua missione era criminalizzare i veri soccorritori.

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Ma la realtà si può capovolgere a piacimento quando si dispone di schiere di giornalisti amici disposti a riportare acriticamente le veline delle forze dell’ordine. E sulla questione migranti questo meccanismo opera a massima potenza. Vi faccio un altro esempio…

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Il governo ha da poco approvato una nuova legge per regolare i salvataggi in mare basata sulla teoria priva di fondamento della complicità tra Ong e trafficanti. Qui una mia analisi per @valigiablu . Nelle settimane precedenti…

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…il Corriere, immancabile, ha parlato di complicità tra Ong e trafficanti come di un fatto provato. Fiorenza Sarzanini ha scritto che le Ong “non potranno più segnalare la loro posizione” ai barchini in attesa di partire, come se una cosa del genere fosse mai successa.

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Sarzanini è una di quelle giornaliste che la Guardia Costiera definisce “amiche”, e che si presta volentieri, insieme ad altri grandi nomi del giornalismo italiano, a operazioni di propaganda come il calendario della GC. Nel prossimo tweet trovate un video in cui…

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(ops, nota mia, scusate: ma nel calendario della Guardia Costiera c’è anche quel Giulio Golia che pubblicizzò la falsa cura Stamina? Uh, che figura di cacca!) @DavidPuente medbunker@mastodon.uno

Sarzanini ha il coraggio di dire: “c’è stato un naufragio, arriva la notizia e chiamare la guardia costiera è un gesto automatico, perché sai che subito avrai la risposta”. Fa piacere che la collega abbia subito risposta. Ai giornalisti non “amici”, invece

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la guardia costiera, sui naufragi, oppone un muro di silenzio insormontabile e illegale, come instancabilmente denuncia @scandura. E, come polizia giudiziaria, almeno dal 2017 la GC è parte attiva nelle indagini diffamatorie contro le ONG. Tutto si tiene.

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Questa contiguità tra il mondo del giornalismo e le forze dell’ordine è il pilastro su cui si poggia la disinformazione in Italia, e che consente ai governi di fare politica sulla pelle dei disperati con l’acquiescenza del pubblico. Fine.

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